Gli arrosticini, spiedini di carne di pecora originari dell’Abruzzo, hanno avuto un’ascesa straordinaria.Da umili origini come cibo dei pastori, sono diventati un fenomeno globale, presenti in città di tutto il mondo, da Londra a New York.Tuttavia, questa popolarità ha portato a una divisione tra esperti e produttori in Italia sulla certificazione da perseguire per gli arrosticini: DOP o IGP.La DOP richiederebbe l’uso esclusivo di carne di pecora abruzzese, limitando la produzione a causa della disponibilità di bestiame, mentre l’IGP consentirebbe carne estera, come avviene attualmente.Ciò ha creato tensioni dato il volume richiesto di arrosticini, che supera di gran lunga il numero di ovini locali.L’arrosticino ha origini nel 1800, quando i pastori cucinavano carne su fuochi improvvisati.Le vendite ambulanti iniziarono nel comune di Civitella Casanova, con la prima licenza registrata nel 1819, e da allora la loro popolarità è esplosa, arrivando a trattorie e città in tutta Italia e oltre.Nonostante il successo, c’è preoccupazione che l’enfasi sugli arrosticini oscuri la ricca biodiversità della cucina abruzzese, con la sua fusione unica di influenze marittime e montane e ingredienti locali come aglio di Sulmona e zafferano di Navelli.Grandi chef come Niko Romito continuano a esplorare e celebrare questa eredità culinaria, sottolineando che l’Abruzzo è molto più degli arrosticini.