Nel corso della storia, l’uomo ha utilizzato svariati metodi per la pulizia personale dopo i propri bisogni. Gli antichi Greci usavano foglie di porro o pietre levigate, mentre i Romani avevano il tersorium, una spugna marina attaccata a un bastone, usata nei bagni pubblici. Nel Medioevo si ricorreva a materiali come foglie e fieno, e solo più tardi i ricchi iniziarono ad usare tessuti come lino, canapa e velluto.
Un’altra innovazione fu il bidè, introdotto in Francia nel XVII secolo, considerato un lusso e usato principalmente per il lavaggio intimo con acqua. Nonostante la sua diffusione tra la nobiltà, il bidè fu inizialmente malvisto e relegato nei bordelli, ma in Italia guadagnò popolarità grazie alla regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena.
La vera svolta avvenne con l’introduzione della carta igienica. I cinesi furono i primi a usarla già nel V secolo, ma solo nel 1857, l’americano Joseph Gayetty creò la “carta terapeutica” impregnata di aloe per le emorroidi. Poi, nel 1890, i fratelli Scott introdussero la carta igienica moderna in rotoli con fogli separabili. Oggi la carta igienica è disponibile in varie qualità, da due a cinque veli, e in numerosi colori e profumi, dimostrando come questo prodotto sia diventato un indispensabile standard di igiene.