Essere sempre impegnati è un fenomeno comune nella società moderna e nella cultura della produttività, dove un’agenda piena è spesso vista come un simbolo di importanza e successo. Tuttavia, questo stile di vita può nascondere insicurezze e problemi irrisolti nel rapporto con sé stessi e con gli altri. Secondo Neeru Paharia, professore di marketing, l’essere sempre occupati può essere una distrazione dalle questioni esistenziali più profonde e una ricerca di senso e autoimportanza.Nella “hustle culture” o cultura dello stacanovismo, essere sempre impegnati è associato a importanza e rispetto nel mondo del lavoro, ma questo può portare a conseguenze negative come il burnout. Il burnout, soprattutto post-pandemia, è un segnale di eccessivo stress e sovraccarico di lavoro, caratterizzato da esaurimento emotivo e fisico.Questo comportamento può derivare dal bisogno di controllare il tempo e di sentirsi produttivi, ma è importante fermarsi e riflettere se questa costante occupazione porta realmente felicità o se è piuttosto una fonte di stress. È fondamentale riconoscere e affrontare le proprie paure, come quella della noia o dell’inattività, per trovare un equilibrio migliore e vivere il tempo in modo più soddisfacente e significativo.