di Pietro Botolozzo
Il 12 gennaio 1963 è una data storica per la musica rock: viene pubblicato in Inghilterra “Please, please me”, il secondo singolo, che segue di pochi mesi il primo, “Love me do”, di quattro sconosciuti ragazzi di Liverpool. In un mese diventa il primo numero uno in classifica dei BEATLES: il primo di una lunga serie, di singoli e di album, come quello che uscirà di lì a poco con lo stesso titolo del secondo singolo, che scaleranno in fretta le charts di tutto il mondo. È qualcosa di completamente nuovo, giovane ed entusiasmante, sintesi perfetta tra armonie vocali e carica ritmica. Quei quattro ragazzi, con i loro capelli lunghi a caschetto, presi a modello dai giovani come segno di distinzione e di ribellione nei confronti degli adulti , aggrediscono la vita di tutti i giorni con una irruenza tale da influenzare comportamenti, modi di vestire, aspirazioni economiche e opinioni politiche di una generazione. Massima espressione di cambiamento, capaci di entrare nell’immaginario collettivo con una forza tale da determinare una rivoluzione nella moda e nel costume dell’epoca e degli anni a venire. La loro musica si inserisce in un mondo in rapida trasformazione, sublima il bisogno di novità e serve da colonna sonora al fermento creativo in atto. Influenzano e rappresentano la gioventù occidentale nella sua presa di coscienza: estetica, artistica, politica, sociale, culturale. Influenze che andranno ben oltre il loro scioglimento. Basta solo un anno e un altro paio di singoli, “From me to you” e “She loves you” e un altro album “WITH THE BEATLES” a far esplodere la “ beatlemania”, con fenomeni di isteria collettiva. I quattro possono permettersi di fare e di dire di tutto, anche che “ siamo più famosi di Gesù”, con tutte le polemiche che ne seguirono, le sommosse religiose e la messa al rogo dei loro dischi.
Altro passo per allargare il raggio d’azione nel mondo dello spettacolo è l’approdo al cinema con il primo film A HARD DAY’S NIGHT, titolo anche del terzo album, reduci dalla trionfale tournee negli Stati Uniti con i soliti isterismi dei fans ad ogni loro concerto. Cominciano intanto ad occuparsi di argomenti più sociali abbandonando i convenzionali temi romantici dei primi tempi. I Beatles hanno saputo unire la grande qualità melodica delle ballad della tradizione jazz americana con il furore sanguigno del rock’n’roll: le loro canzoni erano la perfetta sintesi dell’aggressività di John e dal sentimentalismo di Paul, giungendo a completarsi a vicenda. Una commistione di folk, blues, soul, jazz, canzone melodica, semplice gioco, musica da ballo, musica di genere e arte a tutti gli effetti. La coppia Lennon-McCartney diventerà esempio per tanti musicisti e compositori rock. Con HELP! e RUBBER SOUL le musiche diventano più melodiche, le armonie acquisiscono maggiore importanza. Quest’ultimo, anello di congiunzione tra trascorsi beat e psichedelica a venire, è una pietra miliare. Il successivo REVOLVER, da molti considerato il più rappresentativo, dove convivono più influssi, è l’ultimo sforzo di restare ancorati agli anni Sessanta e alle loro radici e l’inizio di una nuova stagione più complessa. Fatta di sperimentazioni e attriti, di curiosità e impotenza. Il 33 giri smette di essere una serie di successi commerciali più qualche riempitivo e diventa lo standard sul quale giudicare l’opera del musicista, ampliando e rendendo più complessa la forma della canzone. Frutto di lunghe e articolate sessions, parla di amore, droghe e tasse. I suoni si arricchiscono di strumenti indiani e di molte innovazioni elaborate in studio d’incisione. Le canzoni dei Beatles attinsero da diverse influenze musicali ( le loro radici sono il rock’n’roll) cui si aggiunsero il fascino per l’India, l’interesse per le avanguardie, l’attenzione per i nascenti movimenti contro culturali. Fondamentale fu l’apporto delle innovazioni tecnologiche utilizzate per la registrazione e la manipolazione del suono che si aggiunsero alle doti creative e compositive.

Tutto questo portò come risultato, lavori complessi e ricchi di soluzioni originali. Pietra angolare della stessa cultura pop, fenomeno musicale, commerciale e di costume di vastissima eco: il loro influsso fu anche culturale, letterario, sociologico e mediatico. Oltre a innovare profondamente il panorama musicale degli anni Sessanta, contribuirono all’evoluzione e all’ affermazione di mode, costumi e stili di vita. E’ l’epoca della “Swinging London” con Carnaby Street, Mary Quant e la minigonna, gli stivaletti in pelle neri, gli abiti scuri abbottonati in alto, oltre ai già ricordati capelli a caschetto. Certamente furono un grande fenomeno commerciale e, per questo, nel ’65 ricevettero l’onorificenza di baronetti di Sua Maestà per aver risollevato le casse della Gran Bretagna con le esportazioni dei loro dischi. La maturità artistica viene raggiunta nel biennio ’66-’67 . A causa delle lunghe sedute di registrazione ed estenuati dalle tournee mondiali con esibizioni tumultuose, sommersi dalle urla delle fans, decidono di interrompere l’attività dal vivo per dedicarsi esclusivamente all’attività in studio: è la svolta, si chiude così un’epoca. Nel ’67 viene pubblicato il disco considerato come il più importante della storia del rock, SERGENT PEPPER’S LONELY HEARTS CLUB BAND. Un concept album, vertice sonoro e compositivo dei Fab Four, pieno di innovazioni, dalla copertina ai testi, dall’uso della tecnologia nelle tecniche di registrazione al mixaggio. Per la prima volta vengono utilizzati registratori multi traccia con possibilità di registrare e sovrapporre i suoni. Si è di fronte ad un capolavoro assoluto, un album sconvolgente con orchestrazioni ardite ed effetti speciali, surreale e psichedelico, suggerito dall’esperienza di droghe allucinogene, carico di immaginazione ed influenze orientali.
l ’67 è anche l’anno del primo viaggio in India dal guru Maharishi per meditare, spinti da George Harrison. La morte di Brian Epstein (il 27 agosto ’67) che seguiva da sempre il managment del gruppo e che ne aveva contribuito, in modo determinante alla scalata al successo, segna la fine dell’equilibrio. I rapporti personali dei quattro sono minati da interessi diversi, dall’invadenza della compagna di Lennon, Yoko Ono, dall’antipatia della moglie di Paul McCartney, Linda, dalla gelosia degli altri due componenti, relegati ed emarginati nella creatività e nelle scelte. Yoko Ono, accusata di aver plagiato John per averlo portato nel suo mondo d’avanguardia, di musica sperimentale anti-commerciale e di militanza politica, viene indicata come la vera colpevole dello scioglimento dei Beatles. In realtà, l’arrivo di Yoko nella vita di Lennon, ha soltanto accelerato un processo di decadimento già in atto e cominciato qualche anno prima. L’atmosfera che si respira durante le prove e le registrazioni per il nuovo lavoro è alquanto tesa, il morale basso e non c’è più alcuna collaborazione tra i quattro nemmeno tra Paul e John, le menti compositive da sempre del gruppo. Tensioni interne e grande creatività ed ispirazione dei soliti due colorano gli spartiti di tante meraviglie che il bianco della copertina appare la veste migliore per un album che non ha un titolo: verrà chiamato per comodità THE WHITE ALBUM. Il successivo YELLOW SUBMARINE è uno degli episodi minori, fatto uscire più che altro per accompagnare l’omonimo cartone animato. Il ’69 culmina con il concerto tenuto sul tetto degli studi della Emi a Londra con tanto di intervento della polizia per interromperlo per disturbo della quiete pubblica, con la disapprovazione del folto pubblico accorso nelle strade sottostanti e alle finestre dei vari uffici nei palazzi vicini. Il canto del cigno è ABBEY ROAD, l’ultimo capolavoro.

I Beatles praticamente non esistono più dalla conclusione delle registrazioni di ABBEY ROAD, il loro epitaffio, l’ultimo disco registrato insieme in uno studio ma che esce prima di LET IT BE. È sempre più difficile per i quattro ritrovarsi insieme: interessi ormai diversi, l’uso di droghe e conseguenti arresti, progetti solistici, interferenze di fidanzate e gelosie conseguenti rendono difficile l’equilibrio. Praticamente ormai divisi su ogni cosa, l’ufficialità dello scioglimento arriva il 10 aprile del 1970: è Paul McCartney che annuncia al mondo che il gruppo si è definitivamente sciolto lasciando scioccati milioni di fans e l’intero panorama musicale. Nel maggio del ’70 esce postumo LET IT BE, dopo dissidi interni divenuti nel tempo insanabili. Alla fine interruppero i rapporti litigando sulle mogli e sul modo di amministrare il loro immenso patrimonio e per i diritti d’autore delle loro canzoni. Lo scioglimento ebbe come strascico lunghe diatribe di carattere legale sull’affidamento della amministrazione del patrimonio. Noi tutti vorremmo i Beatles ancora insieme, non aver perso, quel 9 dicembre del 1980, uno delle menti migliori di una generazione e uno degli artisti maggiori del Novecento e poi nemmeno, alcuni anni dopo, George. Ogni cosa ha il suo tempo e il tempo dei Beatles è stato grande, ma è un tempo che non tornerà più. Purtroppo !